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Guida pratica allo stagno sul balcone

Prima parliamo delle linee guida:

1. Guardiamo a oriente: gran parte delle piante acquatiche ama il sole. Dove c’è acqua in linea generale non ci sono alberi, soprattutto se parliamo di stagni di una certa superficie. Il miglior compromesso tra luce e caldo è un balcone ad Est che ha il sole alla mattina. L’ordine potrebbe essere: Est, Ovest, Sud (ma bisogna prendere precauzioni), Nord.

2. Le dimensioni contano: maggiore è la superficie, maggiore è l’inerzia termica (le escursioni giorno/notte sono ridotte) e chimica (tamponamento e diluizione di eventuali squilibri temporanei). E poi alcune piante possono stare solo in spazi grandi. Secondo me sotto i 20 Litri può andare bene solo per un piccolo paludario.

3. La forma conta: la forma deve essere ben ragionata, dipende da cosa si vuole realizzare (palude o stagno e le piante scelte): da tenere presente il rapporto superficie volume che ha impatto su scambio gassoso, evaporazione, temperatura. Anche il colore conta, io suggerisco nero che ha il solo inconveniente di trattenere il calore, inconveniente a cui si può ovviare circondando il contenitore con una copertura areata.

4. No pesci: I pesci sono molto belli ma gli spazi su un balcone non sono compatibili con la loro presenza. Inoltre gli stagni in natura di solito sono privi di pesci, se sono presenti è è perché qualcuno li ha introdotti: quindi non si replicherebbe un sistema naturale.

5. Acqua ma anche terra:  fa da tampone, equilibra i contenuti chimici, nutre piante e animali. Ce ne vuole TANTA.

Aggiungo alcuni aspetti personali che guidano questa mia insensata passione

1.Low tech: ho per ora resistito alla tentazione di replicare ambienti difficilmente gestibili senza sistemi complicati, costosi e poco ecologici.

2. Autoctoni e reali: ricostruire ambienti della zona, e mescolare piante che stanno insieme anche in natura. Su questo ci si può molto aiutare usando i libri sulle oasi della zona oppure (ma è un po’ più complesso) la descrizione biotipo Corine / Natura 2000

3. Selezione Naturale: dando per scontato che l’ambiente è ben replicato, le piante che muoiono vuol dire che non erano adatte. su questo bisogna ovviamente fare attenzione che le cause di morte non siano dovute ad errori.